MEGLIO UN COACH UOMO O DONNA? C’è un caso che….

Ciao #player,

oggi vi voglio parlare brevemente di una cosa che mi viene spesso chiesta e che per molti rimane un piccolo dubbio: se è meglio farsi allenare da un coach uomo o da una coach donna.

Inizialmente la mia risposta è sempre stata molto decisa: naturalmente, a parità di preparazione tecnica e teorica oltre che pratica del coach, non deve mai interessare il sesso ma solo la professionalità.

Avere un coach donna o avere un coach uomo non cambia in alcun modo la preparazione che andiamo a fare, sia che noi siamo uomini sia che siamo donne. È pur vero che molti clienti maschi prendono la palestra un po’ anche come un luogo per fare del cameratismo oppure per sviluppare una muscolatura classicamente mascolina, allo stesso modo alcune donne non si trattengono dal fare gossip mentre svolgono gli esercizi, tuttavia questi esempi rientrano all’interno di una serie di avventori della palestra che non sono lì per migliorare il proprio fisico ma per passare del tempo e che, quindi, devono ancora capire qual è il vero ruolo del coach. Posso evitare di discutere di loro oggi.

La risposta alla domanda, come dicevo, deve essere chiara e netta: sia che tu sia un uomo, sia che tu sia una donna, quando vai ad allenare il tuo corpo hai bisogno di un coach preparato, che sappia valutare i tuoi miglioramenti all’interno di un tuo percorso e che conosca la tua situazione fisica e biochimica mese dopo mese (in questo video ti spiego l’importanza dell’allenamento personalizzato).  Come vedi in questa definizione non rientra in alcun modo il sesso del coach e pensare che una donna sia più indicata per allenare una donna, o un uomo per allenare un uomo, è semplicemente un preconcetto di chi in palestra probabilmente non c’è mai entrato in modo serio.

Questa è la risposta che do e la confermo. Tuttavia ho dovuto ammettere che c’è un caso in cui una differenza tra coach uomo e coach donna potrebbe essere sostenuta. 

Mi spiego. Il corpo degli uomini e il corpo delle donne sono organismi complessi che vengono fatti lavorare in funzione di un obiettivo. Questo obiettivo può essere impostato da un coach che conosca il corpo che si sta muovendo, e che questo corpo sia maschile o femminile non cambia. Tuttavia il corpo femminile ha dei momenti durante la vita che lo fanno differire notevolmente dal corpo degli uomini. In un primo momento mi vengono in mente tre fattispecie: menopausa, gravidanza e mestruazioni. In queste tre fasi il corpo della donna subisce squilibri ormonali e chimici dei quali avrò modo di parlare più specificamente in articoli successivi, ma che non hanno un corrispettivo nel corpo maschile (pur essendo stata osservata una, spesso silente, andropausa negli uomini). Una donna quindi potrebbe pensare che sia più adatta un’altra donna come coach, in quanto conosce meglio i problemi di squilibrio e li sa affrontare.

E’ questo naturalmente un errore di valutazione: ogni coach professionista deve anche saper affrontare queste situazioni che ineriscono solo il corpo femminile: qualora un coach, anche maschio, non sapesse come andare a influenzare il calendario di allenamento in forza di questi periodi allora sarebbe un coach impreparato a prescindere dal suo sesso.

Il discorso diventa leggermente diverso quando si vada a pensare al rapporto di fiducia che si crea tra il cliente e il proprio coach. Al di fuori di un rapporto abbastanza stretto, la donna avrà sempre più confidenza a parlare di certi periodi con un’altra donna, un po’ perché pensa che solo un’altra donna possa veramente capire il dolore e gli squilibri di cui si sta parlando, un po’ perché l’imbarazzo di parlare di certe cose davanti a un uomo potrebbe frenare le confidenze.

Che dire quindi?  Nella pratica alcune volte una donna effettivamente si troverà più a suo agio se viene seguita da una coach donna, e darle torto a prescindere per questa decisione sarebbe forse una intromissione nella sua libertà di scelta.

Va specificato allora a chi ponesse questo problema, che in verità non è un problema secondario, che il coach è un professionista che sta lavorando per il tuo corpo. Durante le ore di allenamento non si sta stringendo un rapporto d’amicizia o di confidenza, si sta lavorando sul proprio corpo con una persona addestrata nella teoria nella pratica a considerare il corpo per quello che è, cioè un organismo complesso, che nella donna affronta anche dei periodi di squilibrio non appartenenti al corpo maschile.

Parlare di tutto questo al proprio coach è fondamentale e non deve creare imbarazzi, anche se a parlarne fosse una donna con un coach uomo.

Se dopo tutte queste raccomandazioni ancora pensate che una cliente donna si debba trovare un po’ più a suo agio con una coach donna, allora dovrete anche ammettere è proprio quella cliente donna ad avere un approccio forse un po’ da migliorare nei confronti del suo allenamento e nei confronti del proprio coach.

Chiudo questo articolo dicendo che la colpa non sempre è della cliente, la quale può trovarsi davanti un coach che, pur preparato, come figura professionale può essere ancora un po’ immaturo: in tal caso è il coach stesso a restare leggermente in imbarazzo davanti a certi discorsi, moltiplicando così moltissimo l’imbarazzo della cliente stessa.

In tale ipotesi la cliente subisce una impreparazione professionale del coach che non ci dovrebbe mai essere: deve sempre ricordarsi che è il coach che sta sbagliando in tal caso e non lei nell’esporre certi argomenti specifici.

#StayKiki

Simo

Pubblicato da Simone Maffioletti

Coach, personaggio pubblico

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