Anche voi volete sapere se Cristiano Ronaldo è colpevole o no di abusi sessuali? E soprattutto, vi siete mai chiesti perché vi interessa così tanto questo aspetto di un campione del calcio contemporaneo?
Vorrei parlarvi solo brevemente di una questione che sta occupando molti talk show e testate giornalistiche: Cristiano Ronaldo ha stuprato la ex modella Kathryn Mayorga, che lo accusa di violenza sessuale come raccontato dal Sun per primo?
Di solito non tratto questi argomenti sul mio blog, ma questo scandalo mi ha dato spunto per pensare a quanto importanti siano le definizioni anche nello sport.
LA PAROLA CAMPIONE HA UN SIGNIFICATO
Avete mai pensato che ricchezza di significato porta con sè la parola “campione”?
Oggi la usiamo molto facilmente e soprattutto non abbiamo alcun problema a definire qualsiasi sportivo che si possa fregiare di un titolo o di una medaglia “campione”.
Ripercorrendo un po’ la storia di questo termine nell’antichità, il campione come lo utilizziamo noi era un guerriero che sfidava in nome di una casata o di una comunità un gruppo avversario.
Tutta la comunità doveva la sua esistenza materiale e morale a quella persona, riconoscendo in quel cavaliere il campione della città, come termine ancora legato all’essere parte di un gruppo, seppur rappresentativo (come potrebbe essere, in un certo senso, un “campione di sangue” in un’analisi per salvare un corpo).
IL CAMPIONE NELLO SPORT
Con l’ambito sportivo la rivoluzione del termine è netta e soprattutto nello sport più seguito in Italia, il calcio, diventano “campioni”, sempre al plurale, i giocatori di una squadra che all’interno di un sistema agonistico rappresentano una città. Anche in questo caso “campioni” sono una parte del tutto a cui viene rilasciata una rappresentanza anche morale.
IL CAMPIONE OGGI
Ed eccoci ai giorni nostri, dove ogni giocata ben fatta in campo è sintomo dell’ essere “campione”. Tuttavia questo termine non ha perso la sua importanza e la sua profondità e neanche la sua rete di significati.
Ogni volta che uno sportivo viene dichiarato “campione” ci sentiamo parte del suo essere, ci sentiamo da lui rappresentati e i bambini vorrebbero diventare da grandi quello che lui è. Lo facciamo salire ad un livello ultra-umano, gli permettiamo di farci sognare e ci dimentichiamo quanto il chiamarlo “campione” tiri in ballo anche noi come singoli che in lui ci riconosciamo.
IL CAMPIONE UMANO
Ecco perché quando scopriamo che il campione potrebbe essere anche uno stupratore rimaniamo scossi.
Non siamo tanto stupiti dal fatto che lui lo sia, quanto dal fatto che noi vogliamo tutt’ora essere come lui. Ci stupiamo del fatto che i nostri sogni sono stati plasmati su qualcuno che potrebbe aver abusato di una donna, di qualcuno così tanto ‘umano’.
Ci dimentichiamo che quel qualcuno non è affatto un nostro rappresentante morale e da lui non dipendono nè i nostri sogni, né tantomeno la nostra sopravvivenza. Può essere un genio del pallone ma non per forza deve essere un campione.
USARE CON CAUTELA
Chi continua a pensarlo come tale a tutti i costi diviene un tifoso dell’uomo, non dello sport, e infatti nei programmi sportivi di questi giorni c’è tifo tra chi pensa l’abbia fatto e chi si oppone a questa idea. L’unica cosa sensata è trattarlo come un uomo, non come un campione, e se qualcosa è stato, abbiamo strumenti migliori delle trasmissioni sportive per giudicarlo.
Quando in futuro userete il termine “campione”, almeno voi che mi leggete, state più attenti ad affidare questa definizione a chi veramente possa impersonare i vostri sogni, e non semplicemente perché un gruppo di giornalisti falliti chiama così lo sportivo del momento.
Un campione è molto di più, e siete solo voi che potete decidere chi e come sia.
Simone Maffioletti