Il piccolo Leopold è un bambino americano che nel 2016 aveva solo 4 mesi, soffre di albinismo oculocutaneo, una rara malattia che, oltre a ridurre la melanina nella cute e nei capelli, interessa anche la vista.
Con l’arrivo dei nuovi occhiali, studiati appositamente per la sua situzione patologica, riesce finalmente a vedere la mamma Erin per la prima volta e la reazione è senza prezzo. La sua gioia si unisce subito a quella dei genitori, e il padre David condivide con il mondo questo momento sulla propria pagina Facebook.
Gli occhiali e stato emotivo sono correlati
La vista e la possibilità visiva nel nostro corpo è strettamente legata alle funzioni cerebrali. Il cervello influenza fortemente alcune patologie dell’occhio, e lo stato mentale ed emotivo risulta un elemento non trascurabile nell’affrontare determinate patologie.
Questo il risultato di diversi studi che indicano come la cura di determinate disfunzioni visive debba essere anche affrontata partendo da una disfunzione emotiva.
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Questa connessione veniva ben espressa già nel 2009 in un libro fondamentale nella materia:
“Se i muscoli dentro e intorno agli occhi e quelli coinvolti nei riflessi visivi non passano facilmente dal relax alla tensione per poi tornare di nuovo indietro, si produrranno miopia, ipermetropia e strabismo. Quello che si vede da fuori è un bambino che fissa e si sforza di vedere, quello che non si vede è lo squilibrio interno e tutto quello che ne consegue. Metti un paio di occhiali su quello stato interiore, e anche se il bambino potrà eseguire meglio i suoi compiti nel mondo esteriore, la sua disfunzione visiva ed emotiva rimarrà.”
Janet Goodrich, “La vista dei bambini”.
Il video che propongo oggi qui, sul mio Blog, serve proprio a fare riflettere su questa correlazione: l’acquisto di una vista migliore migliora anche l’emotività e la salute in generale, ma non dimentichiamoci che lo stesso collegamento può essere importante anche se percorso nella direzione opposta.
Una emotività curata può portare effettivi benefici alla possibilità visiva.
Simone Maffioletti