Clara Mondonico, figlia di Emiliano, ha appena presentato alla stampa il ‘PREMIO EMILIANO MONDONICO’ dedicato a giocatori e allenatori che si distinguono per la loro particolare umanità, unitamente all’impegno con la squadra dell’Approdo, associazione per il trattamento delle dipendenze. Io voglio dedicare a un uomo che è stato il MIO MISTER il mio ricordo più sentito.
E lui era proprio IL MISTER, “IL MONDO”, aveva la capacità di farci saltare e correre tutti, dentro e fuori dallo spogliatoio.
Era visto da tutti come una persona amabile e a un tavolo era la persona che avresti voluto accanto perché ti raccontava di tutto, da come si faceva il salame agli aneddoti della sua carriera nel calcio, dalla sua vita alla sua passione per i Nomadi (lui è stato uno di quelli che scappò da un ritiro per andare a vederli in concerto).
Il rapporto con lui aveva dinamiche particolari: era chiacchierone, si facevano sempre quattro risate, era proprio il suo essere one-man-show in compagnia… ma quando ci lavoravi insieme era tutto diverso: ti faceva ‘incazzare’, riusciva sempre a metterti quella domanda o quel dettaglio giusto che ti faceva correre e saltare, ti metteva in una condizione in cui ti veniva da chiederti quanto lui si fidasse veramente di te.
Ti chiedevi “perché mi fa questa domanda? Non si fida proprio? Non crede che ce la farò?“. E questo in tutti gli staff e con tutti i giocatori che ho visto intorno a lui. Era questo che portava un qualcosa in più, quello spronarti a dire “…ora gliela faccio vedere io, gli dimostro che sono pronto!“.
Questo creava l’input per dare qualcosa in più. Forse non era sempre positivo, perché questo stress era vero e talvolta è andato oltre, ma su molti atleti è stata la cosa migliore che potesse capitare: il suo spogliatoio era sempre indaffaratissimo, talvolta quasi più impegnato a rincorrere la sua fiducia che i risultati agonistici.
Lo staff era sempre pronto a cambiare i suoi orari e i ragazzi non potevano organizzarsi, non potevano mettere nessun impegno davanti alla loro carriera: questo creava un gruppo incredibile, tante volte unito contro la stessa figura del Mister che, però, aveva delle spalle talmente larghe da sopportare tutto, da portare in atto questa strategia perché il gruppo diventasse ancora più forte.
Se oggi chiudo gli occhi e lo ricordo, la prima immagine è lui seduto a tavola che intrattiene lo staff parlandoci della sua cascina, dei veri valori che si toccano con mano: un buon pane e salame, le cose semplicissime quasi da nonno che ti raccontava, ed era molto capace nel creare questa atmosfera semplice…. e poi si rientrava in spogliatoio!
Grazie Mister…
#SimoneMaffioletti